giovedì 22 marzo 2012

Ragazzi, fate sesso ma non così


Sesso sicuro, questo sconosciuto. In Italia siamo maglia nera d'Europa: solo il 16 per cento delle ragazze usa contraccezione ormonale, contro percentuali del 40-50 per cento in altri Paesi come la Francia o l'Olanda. Non solo. Il consumo di preservativi è in calo costante: nel 2010 sono state vendute 95 milioni di confezioni, il 5,5 per cento in meno dell'anno scorso. Le conseguenze si sentono. Nel 2011 la contraccezione d'emergenza è aumentata del 4 per cento sull'anno predente e le infezioni sessualmente trasmesse colpiscono otto milioni di persone. 
«E', sempre di più, una questione di informazione», afferma Nicola Surico, presidente della Società Italiana Ostetricia e Ginecologia (Sigo), che ha appena promosso "Il patentino dell'amore" un progetto nelle scuole sul sesso sicuro. «Ai ragazzi la cultura della prevenzione dovrebbe arrivare anche in famiglia, non solo a scuola. Ma in Italia siamo pieni di pregiudizi». E non abbiamo abbastanza consultori familiari, punti di riferimento per le ragazze alle prime armi col sesso o con la gravidanza. Per legge dovrebbero essere uno ogni 20 mila abitanti in zone urbane: in Lombardia, la regione peggiore d'Italia in questa classifica, sono uno ogni 68 mila. 
Le prime vittime della disinformazione sui rischi del sesso non protetto sono le ragazze. Una donna su dieci (l'8 per cento della popolazione femminile) è affetta da Clamydia, un'infezione pericolosa soprattutto perché asintomatica: è difficile accorgersi di averla contratta. «Se non viene eliminata con una semplice cura antibiotica» spiega Barbara Suligoi, direttore del centro operativo Aids all'Istituto Superiore di Sanità, «la Clamydia può portare in età adulta all'infertilità. Molte delle donne che ricorrono all'inseminazione in vitro sono costrette a farlo per banalissime infezioni contratte da giovani». C'è da stare molto attenti, insomma. 
Sulle infezioni sessualmente trasmesse i giovani navigano in un mare di dubbi. E sì che ne sono colpiti ben otto milioni di italiani. Da una ricerca condotta dalla Sigo su mille ragazzi delle scuole medie superiori di Milano, Roma e Napoli, emergono comportamenti davvero confusi. Il 71 per cento degli intervistati pensa che le Mts possano essere evitate semplicemente conoscendo il proprio partner, anche se gli stessi sanno che per essere sicuri bisognerebbe sempre adottare protezioni. Peccato che lo faccia solo il 26 per cento del campione, mentre ben un ragazzo su quattro afferma di non usare mai contraccettivi. «Purtroppo sappiamo davvero poco sui comportamenti sessuali degli italiani» lamenta la dottoressa Suligoi: «Non è mai stata condotta una ricerca statistica seria a riguardo, per problemi economici o di priorità del ministero. Ma l'Unione Europea incalza, spero che presto venga avviata un'indagine». 
La contraccezione è quasi un tabù per buona parte dei giovani. In Italia solo il 16 per cento delle ragazze utilizza la pillola o altri contraccettivi ormonali, i più sicuri ad oggi per evitare le gravidanze. La regione più "avanti" è la Sardegna, con una penetrazione del 30 per cento, seguita da Valle d'Aosta e Piemonte. Ultimo il Sud Italia, con percentuali del 7/8 per cento in Campania, Basilicata e Calabria. Al test sul "patentino dell'amore", il 40 per cento degli intervistati sostiene che «la pillola fa effetto solo dopo un mese», anche se un ragazzo su due sa che l'accoppiata preservativo – pillola è necessaria per evitare le infezioni sessualmente trasmesse. 
Il dato più grave è che un ragazzo su due sostiene che il coito interrotto sia un'ottima corsia di emergenza. Comportamenti scorretti che portano naturalmente a delle conseguenze. Se le interruzioni volontarie di gravidanza diminuiscono (-2,7 per cento nel 2010 rispetto all'anno precedente) aumenta la contraccezione d'emergenza: nel 2011 sono state vendute 357.800 "pillole del giorno dopo", il 4 per cento in più rispetto al 2010. 
Di preservativi se ne vendono in Italia sempre meno. Poco meno di 95 milioni di confezioni vendute, in calo costante dal 2000. «Sono sicuramente tante le cause di questa crisi», dice Suligoi: «Il fattore economico può pesare per i più giovani, ma il problema principale resta quello culturale. In famiglia non se ne parla, nei film si mostra sensibilità sul fumo o sull'alcool ma ancora non si vede un preservativo, nonostante tutto il sesso occasionale che si mostra: i ragazzi non hanno maestri». 
Un'opinione condivisa dal presidente della Sigo: «I ragazzi hanno voglia di sapere», spiega. «Sul nostro sito lo spazio per le domande riceve migliaia di richieste. A scuola si inizia a intervenire, ma non basta. Serve il supporto dei servizi sul territorio, i ragazzi devono avere punti di riferimento costanti».  
Già, i servizi sul territorio. Ovvero, per le donne, i consultori familiari. Istituiti ormai 37 anni fa, in molte zone d'Italia sono luoghi del passato, abbandonati. La legge, si diceva, prevede che ve ne sia uno ogni 20 mila abitanti in zone urbane, 10 mila in quelle rurali. La più virtuosa è la Valle d'Aosta, con un consultorio ogni 6.299 abitanti, per una scelta precisa dell'amministrazione di dotare le ragazze di un luogo di riferimento anche nelle zone più isolate. La regione con meno consultori in relazione alla popolazione è la Lombardia, dove ce n'è uno ogni 63.857 abitanti, meno di un terzo di quanto previsto dalla legge, seguita dal Molise, dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto. «Un peccato, perché per la prevenzione sono luoghi fondamentali», conclude Surico.

Fonte: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ragazzi-fate-sesso-ma-non-cosi/2176784/12/0

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