
Secondo uno studio dell'ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, circa 3 mila bambine potrebbero subire questa operazione.
La notizia choc è stata diffusa in occasione della Giornata Mondiale delle mutilazioni genitali femminili che ricorre il 6 febbraio.
INFIBULAZIONE PRATICATA PER RISPETTARE LE TRADIZIONI. Sebbene siano nate in Italia, per rispettare le tradizioni, non religiose ma culturali, dei paesi d'origine dei genitori, rischiano di essere infibulate.
«Il nostro studio ha incrociato i dati delle donne immigrate provenienti da paesi a forte tradizione scissoria con quelli epidemiologici delle bambine nate in Italia da famiglie provenienti dalle quelle aree del mondo», ha dichiarato all'Ansa Aldo Morrone, direttore generale del San Camillo-Forlanini, «e abbiamo scoperto che circa 2/3 mila bambine rischiano di essere infibulate»,
OPERAZIONE DIFFUSA IN EGITTO, SUDAN, MALI E CORNO D'AFRICA. L'infibulazione, pratica diffusa nel Corno d'Africa, in Egitto, Sudan e Mali, consiste nell'asportazione di parti dell'organo genitale con successiva cauterizzazione. Questa operazione, molto spesso, può causare infezioni e problemi al momento del parto.
«In tutti i grandi ospedali italiani si sono osservati casi di donne infibulate arrivate al parto in condizioni critiche» e ci sono anche richieste di giovani donne che vogliono essere infibulate.
IN ITALIA LA PRATICA VIENE PUNITA CON L'ARRESTO. Uno dei casi osservati da Morrone riguarda «una ragazza di origine somala che chiedeva di essere infibulata, ma in Italia è proibito per legge (può essere punita con la reclusione fino a 12 anni).
Dopo un anno l'abbiamo rivista. Aveva fatto l'intervento in Svezia, pagando, ed è tornata in ospedale perché le ferite le avevano creato problemi».

fonte:lettera43.it
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